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Bussando alle porte della vita



Raccogliere i ricordi può essere vista come una specie di caccia al tesoro: parlare con le persone, coglierne le idee, seguire e approfondire un discorso fino a quando il ricordo non viene completamente svelato. Una caccia al tesoro che ci arricchisce, ma che possiamo iniziare solo se siamo adeguatamente equipaggiati.


Non sei un loro amico. Non sei un parente.

Sei una persona che bussa alle porte della vita di un estraneo, alla ricerca di qualcosa di molto intimo e profondo, ponendo una sola domanda. Una domanda molto semplice, ma anche molto complessa: vuoi condividere i tuoi ricordi con me?


Alla Banca greca dei ricordi lo facciamo da alcuni anni, su base volontaria. Cerchiamo di trovare un punto che ci permetta di entrare nelle esperienze e nelle storie delle persone che incontriamo, per riempire la nostra banca con i ricordi raccolti. Ci sono molti fattori e ragioni che ci hanno spinto a impegnarci in un processo così delicato: dare un ruolo centrale alle persone anziane e socialmente emarginate, rendendo visibili a tutti le loro esperienze di vita, come un bene condiviso capace di rafforzare l'identità culturale della nostra società.



Questo mostra l'importanza della storia orale come strumento per colmare le lacune sociali e culturali della nostra comunità. Se cerchiamo di capire meglio l'esperienza individuale che nasce tra colui che racconta la storia e chi la raccoglie, ci sono tre parole chiave che stanno alla base di questo incontro: rispetto, fiducia e gratitudine.


Rispetto: se da un lato chi ha una storia da raccontare mostra rispetto per il lavoro che facciamo, accettando di condividere i suoi ricordi, dall'altro dobbiamo considerare questo momento come un prezioso regalo che ci viene fatto. Siamo invitati a viaggiare insieme tra sentimenti, impressioni, emozioni e a mettere a frutto tutto questo fragile materiale, mostrando grande rispetto per questi sentimenti, impressioni ed emozioni. Un rispetto che sospende ogni possibile giudizio e lascia spazio solo a un ascolto attivo ed empatico.


Fiducia: non stiamo chiedendo di condividere aneddoti o battute. Raccogliere ricordi sui diversi aspetti della speranza di fronte a una situazione difficile, significa chiarezza d'intenti, coinvolgimento trasparente e diretto, e tanta, tanta fiducia. Abbiamo bisogno che chi ci racconta una storia si fidi degli scopi e degli obiettivi del nostro progetto, che si fidi di noi e dell'uso che faremo dei suoi ricordi e che si fidi di noi a titolo personale, perché riusciamo a farlo sentire a proprio agio quando affronta un discorso così particolare.


Gratitudine infine per il racconto, per la disponibilità di tempo, per l'empatia e il riconoscimento del valore della vita e per il rafforzamento delle relazioni umane attraverso un processo di apprendimento profondo e intimo.


Questi tre valori sono al centro del nostro lavoro, incastonati in un processo che ci aiuta a capitalizzare ogni singolo ricordo raccolto e ad arricchire noi stessi e la nostra banca dati condivisa. Un deposito di vita che può giovare alla nostra società, evidenziando la ricchezza di una società inclusiva.


Questo articolo è stato scritto dalla Banca greca dei ricordi


Photo 1: Laura Fuhrman on Unsplash

Photo 2: Kelly Sikkema on Unsplash

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