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La relazione tra l'arte e l'educazione.

La barca a vela WE-hope ha appena superato la boa. Al giro di boa è stata presentata l’opera d’arte al festival di Lincoln. Si tratta ora di navigare verso la circuitazione e insieme dar forma a esperienze formative migranti. Per questo nell’ultimo meeting di We-Hope sono state poste alcune domande e si è prospettata la nascita di un ED educational dipartment con la migrazione della Di + nel team tutto italiano composto da Lapsus e capitanato da Memoro.

La questione del rapporto fra arte formazione, appartiene alla natura dell’arte relazionale che per sua indole è un processo e come tale migrante.




How art, combined with education, can promote understanding of migrants’ lived experiences?


L’arte è un processo alchemico cioè un processo di trasformazione della materia che si fonda su conoscenze pratiche, filosofiche ed esoteriche. E’ un processo collettivo perché vive solo nella relazione fra la/le attività umane, i procedimenti tecnici, lo studio e l’esperienza. L’arte è un modo di essere della realtà, con una sua dimensione e un livello di organizzazione. Per cui l’arte vive/esiste solo nella situazione particolare che chiamiamo presente e nella condizione particolare che chiamiamo relazione

(Miguel Benasayag, Le mythe de L’individu, 1998).


L’arte è sempre un processo collettivo politico. Esiste solo nella dimensione pubblica. In WE-Hope l’arte estroflette la vita di un gruppo antropologico che si definisce “migranti” e “sopravvissuti alla guerra”. Cerca la coerenza estetica della sfera. Ha la forza gravitazionale dell’etica. Vive nell’atmosfera della sostenibilità. E’ formazione continua.


Per questo crediamo che un approccio combinato arte e formazione debba partire dall’osservazione scientifica della Natura su alcuni sistemi complessi come: il volo degli storni, il comportamento dei virus, l’intelligenza delle piante, il comportamento dei tumori. Perché il processo creativo formativo per sua natura collega aspetti di conoscenza e sguardi non lineari partendo da un’indole esoterica.

Andando un po’ random su “come”:

  • il corpo come cultura “migrante”

  • essere vivi significa essere “contaminati”

  • la libertà e la leggerezza di “navigare a vista” senza definire tutto e subito

  • accogliere il mistero/in non capisco/le domande senza risposta immediata e rilanciarle come elemento “migrante”

  • partire dalla fragilità/l’errore/la differenza/la diversità come elemento sostanziale e positivo

  • vedere con gli occhi laterali che mantengono equidistanze e garantiscono il proprio spazio vitale che non è uguale per tutti ma ha un valore fisico/geografico/culturale fondamentale e salvifico

  • accettare/potenziare la disseminazione e dispersione nel tessuto collettivo/ connettivo/geografico/antropologico di azioni micro-macro, raccoglierne i risultati e a renderli pubblici

  • utilizzare l’esperienza dell’arte nell’installazione We-Hope come tracciato che, con le interviste raccolte dagli storici, possano attivare percorsi di disseminazione con il tessuto sociale ad ampio spettro

What we can do to promote social inclusion with a focus on Cantastoria?


Il modello espressivo della Cantastoria è perfettamente adatto allo scopo. Per la sua natura intrinseca è la massima espressione storicizzata ingenua di inclusione sociale.

  • Cantastoria: spostamenti nomadi nelle piazze // WE-Hope: azioni pubbliche piccole e diffuse

  • Cantastoria: racconta una storia in canto // WE-Hope: con la partitura del coro dell'installazione e le interviste raccolte, chiedere ai cori locali di interpretare la partitura con la libertà di modificarla. Con la logica del "lost in translation" passare un pezzo sonoro a un altro coro in modo che ci sia una modifica continua sia nella partitura che nella performance fino alla fine del tour.

  • Cantastoria: una storia legata a fatti ed eventi contemporanei problematici + spettacolo di strada diventano parte del patrimonio culturale collettivo di una comunità + descritto nelle principali scene statiche. // WE-Hope: coinvolgere le scuole per la realizzazione di storie con immagini statiche o dinamiche relative a migranti e/o argomenti correlati e pubblicarle online




Articolo scritto da Di+

foto n. 1: frame tratte da una performance di un cantastorie italiano; affresco della Cappella, Chiesa Corpus Domini, Pagliaro BG IT ; frame da video di cantastorie italiano

foto n. 2: libretto di Cantatorie Italiano; ritratto di griot del Malawi, foto di Giovanni Diffidenti


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