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Interviste a distanza: una nuova sfida!

Nel difficilissimo momento storico che stiamo vivendo, segnato dalla pandemia, realizzare interviste in presenza si è rivelato impossibile. Come ogni altra interazione sociale che prevedesse una vicinanza tra individui, questa parte fondamentale del progetto di WE-Hope, ha dovuto spostarsi da una dimensione fisica a una virtuale.


Photo by J. Kelly Brito on Unsplash

Le sfide sia metodologiche che tecniche che ci si sono poste davanti a seguito di questo passaggio in remoto sono state e rimangono molteplici.

Vi sono innanzitutto le difficoltà tecniche: la necessità di avere a disposizione strumenti adeguati e connessioni internet che supportino l’upload/download di molti dati può essere un problema non secondario per alcune persone che vorremmo intervistare.

Nel contesto italiano, il gap tecnologico e di accesso a internet esistente tra i cittadini è emerso con particolare evidenza nel contesto della pandemia e dello spostamento on line di attività educative, lavorative, sociali e culturali. Come ricercatori, quello che vogliamo evitare è di riproporre, proprio all’interno di questo progetto, gli stessi schemi di esclusione legati al digital divide.

Inoltre, problemi di connessione o limiti tecnici di alcune piattaforme possono - e ci è capitato - costringere ad interrompere l’intervista nel mezzo del racconto, bloccando il flusso dei ricordi e di condivisione di momenti di estrema emotività e sofferenza.

Oltre a queste, vi sono poi le difficoltà e le sfide a livello “umano” che il passaggio al remoto pone. Ci siamo accorti che, nonostante ci si sia ormai abituati a passare parte del nostro tempo online e davanti a uno schermo, incontrarsi e instaurare un legame in questa modalità non è semplice. La mancanza di creazione di un contatto reale con le persone che intervistiamo rischia di rendere più difficile lo stabilirsi di quella empatia tra intervistato e intervistatore necessaria alla buona riuscita del dialogo.

Queste prime interviste che abbiamo condotto ci hanno fatto capire che è fondamentale dedicare più tempo prima dell’inizio dell’intervista alla conoscenza reciproca, alla spiegazione del progetto e alla condivisione delle finalità. Il lavoro della storia orale non riguarda solo il momento preciso e ristretto dell’intervista, ma investe l'imprescindibile relazione umana che si crea tra intervistatore e testimone.

Continueremo a impegnarci per affrontare al meglio le sfide che questo momento ci sta mettendo davanti, consci del fatto che quelle che oggi sembrano delle difficoltà una volta risolte potranno diventare nuove metodologie da poter applicare con consapevolezza al progetto.


Questo articolo è stato scritto dall’Associazione Lapsus.

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