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La biblioteca per rifugiati, una storia


ECHO Mobile Library è un progetto attivo in Grecia dal 2016. Una biblioteca multilingue su ruote che si fornisce ‘cibo per la mente’ a migliaia di persone nei campi profughi più isolati intono ad Atene. Due dei coordinatori sono stati intervistati per WE-Hope.



Negli ultimi anni il nostro lavoro è stato essenzialmente di guidare il nostro furgone biblioteca verso una manciata di campi profughi intorno ad Atene. Aperto il portellone posteriore, preparare lo spazio esterno: tavoli, sgabelli, una panchina, tappeti, uno scaffale con le risorse linguistiche da distribuire, e i materiali necessari per le attività del giorno, con bambini, adolescenti e adulti. Come il TARDIS, la biblioteca è più grande dentro che fuori, trasformando una scatola di metallo in un spazio sociale temporaneo, con mensole in legno, cassetti e scaffali, un divano ad angolo e circa un migliaio di libri in dodici lingue: c’è Harry Potter in persiano, Zorba il Greco in arabo, libri per bambini in kurmanji e sorani e Il signore degli anelli in Turco, insieme a centinaia di libri di autori afgani, siriani, iraniani e libanesi. Per due ore, ci si può sedere, leggere qualche pagina, scegliere un libro da prendere in prestito, scappare da una dura realtà, ma anche fare una chiacchierate, prendere il tè coi biscotti, parlare la propria lingua o imparare inglese, greco o tedesco. I libri sono essenziali, ma altrettanto sono i nostri lettori e i volontari, la vera spina dorsale della biblioteca.


In un mondo ideale, ECHO non esisterebbe, o quantomeno incontreremmo i nostri lettori in posti molto diversi. I campi profughi in Europa rimangono l’ostacolo maggiore a qualsiasi forma di inclusione, incarnazione di una società separata con regole e diritti differenti. Nel 2015, vennero creati come risposta temporanea a un’emergenza. Sette anni dopo, sono diventati un tratto permanente del panorama europeo, e la libertà di chi si trova a viverci è sempre più ridotta. Sulla scia della pandemia, I campi profughi in Grecia sono diventati ancora più separati dal resto della società. Nuovi campi “moderni”, sono stati pensati, discussi, progettati, costruiti e, ora, aperti.


In questo caso, moderno ha un significato alquanto particolare: Muri perimetrali alti 3mt hanno sostituito le reti di metallo; cancelli biometrici autorizzano entrata e uscita dopo aver scansionato le impronte digitale (molto moderno, vero?), telecamere comandate a distanza sono state installate, insieme ad allarmi che scattano automaticamente se troppe persone si concentrano nello stesso posto. In più, I campi sono ora quasi l’unico posto dove ci si possa registrare per forme di supporto finanziario.


Allo stesso tempo, il nostro lavoro è diventato sempre più difficile. Gruppi informali, associazioni e ONG che intendono lavorare con le persone migranti devono registrarsi presso il Ministero delle Migrazioni e dell’Asilo, un processo contro cui sono state mosse critiche per la sua arbitrarietà e incostituzionalità. Un processo che però ha raggiunto un primo obiettivo: molti meno gruppi possono oggi lavorare con chi vive in campi profughi e housing per richiedenti asilo.


Negli ultimi 18 mesi, la nostra biblioteca si è vista vietare l’accesso alla maggior parte dei campi in cui i nostri lettori vivono. Il 2022 è iniziato con ancora più campi trasformati in strutture chiuse, dove i nostri servizi sono - ci viene detto - “non richiesti”. Questo, nonostante l’alto numero di libri prestati e restituiti, di bambini e ragazzi presenti alle nostre sessioni, di risorse didattiche distribuite.


Il nostro furgone-libreria non si ferma, continua a girare per l’Attica, si adatta e trova soluzioni, entrate secondarie, parcheggi e centri comunitari; cerca continuamente modi nuovi per rimanere in contatto con i nostri lettori, costruendo ponti sopra reti e muri; e non smette di portare avanti quell’unica cosa davvero necessaria oggi: la chiusura dei campi profughi.


Giulio D’Errico, Co-coordinatore, ECHO Mobile Library


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