top of page

Le difficoltà tecniche di un’intervista online

Una delle principali attività all'interno del progetto WE-Hope consiste nell’intervistare cittadini europei che hanno vissuto in tempi di guerra e conflitti – avvenuti sia molti anni fa durante la seconda guerra mondiale sia più recentemente in paesi da cui sono fuggiti. L'obiettivo è quello di raccogliere esperienze condivise e capire come è possibile trovare insieme la forza e le speranze di andare oltre i traumi e gli stravolgimenti che hanno colpito la loro vita.


La pandemia che ha imperversato in tutta Europa da marzo ha reso impervia questa necessaria parte del nostro progetto. Le persone anziane che hanno vissuto durante la seconda guerra mondiale sono state infatti classificate come gruppi vulnerabili, in termini di esposizione al virus COVID-19. Inoltre, anche molti migranti possono essere a rischio a causa delle loro condizioni di vita. Pertanto non è stato possibile effettuare interviste faccia a faccia.


Da marzo il mondo ha acquisito maggiore familiarità con chat, riunioni e conferenze online: per molti, questo sarà il nuovo modo di lavorare, anche passata l’emergenza COVID. Tuttavia, questo ha creato un'ulteriore difficoltà per WE-Hope: le persone che vogliamo raggiungere sono spesso dalla “parte debole” del digital divide: non hanno tecnologie, connettività e risorse per lavorare facilmente in un ambiente online.



Come abbiamo risposto a questa emergenza? In due modi. In primo luogo, abbiamo allargato il campione delle nostre interviste per renderle ancora più pregnanti. Un gruppo di persone che veniva spesso trascurato, era infatti quello composto da coloro che dedicano tempo ed energie per il sostegno dei migranti. Il loro lavoro è essenziale, eppure spesso non viene riconosciuto.


In secondo luogo, abbiamo studiato quali piattaforme digitali offrissero un accesso semplice, capaci di dare risultati di alta qualità per un progetto come il nostro. Abbiamo esaminato molte piattaforme gratuite, ma abbiamo riscontrato dei problemi:

  • bassa qualità dei video creati con le registrazioni;

  • la maggior parte dei sistemi di teleconferenza registrano solo chi sta parlando, facendo saltare l’immagine fra i diversi partecipanti;

  • gestire le domande e le risposte tra i diversi partecipanti è abbastanza complicato.


All'interno del progetto WE-Hope, Memoro sta guidando la raccolta di testimonianze orali. Ci siamo pertanto posti l'obiettivo di identificare una soluzione semplice che potesse essere di aiuto per tutti i partner e consentisse agli intervistatori di svolgere con successo il loro lavoro.


Memoro ha così individuato una nuova start-up che ha sviluppato una piattaforma che sembra risolvere i problemi delle registrazioni in teleconferenza. La piattaforma si chiama WELDER ed è stata scelta per le seguenti funzionalità:

  • pianificare un'intervista è semplice come fare una normale teleconferenza;

  • viene registrato un video per ogni partecipante (se ci sono due partecipanti vengono registrati 2 video);

  • la piattaforma registra il video localmente sul computer dell'intervistato utilizzando la webcam collegata al computer;

  • i video vengono registrati anche sul server.


Probabilmente WELDER non risolve tutte le difficoltà nate dall'operare in questo momento, ma siamo fiduciosi che potremo ora avviare le nuove interviste, sapendo che la qualità dei video che otterremo è adatta ai nostri obiettivi.


L'autore dell'articolo è Lorenzo Fenoglio, Memoro, Banca della Memoria.

Scopri WELDER.



bottom of page