Si può lavorare sulle memorie e sulla storia orale NELL’ era del Covid19? Si, si può o, ancora meglio, quello che si può fare è lavorare sulle memorie e sulla storia orale SULL’ era del Covid19.
La storia orale permette alla gente di condividere esperienze di vita con la loro voce e con le proprie parole, donando ai loro ricordi e alle loro memorie il valore aggiunto di fare delle proprie esperienze un patrimonio identitario comune per la nostra società. La storia orale non rimpiazza né confuta quella ufficiale ma è ad essa complementare, mettendo a disposizione delle risorse e delle referenze di vita che ‘’riempiono i vuoti’’.
Possiamo dunque contribuire oggi a riempire quei vuoti della storia ufficiale di domani, che altro non è che il nostro presente? E se vi chiedessi di scegliere una parola caratterizzante del nostro presente, di questo 2020, COVID sarebbe una potenziale scelta?
Negli ultimi mesi, i partner del progetto europeo WE-HOPE - Out of the crisis experiences, hope for the future si stanno interrogando sulla necessità di implementare le attività prendendo ciò che di buono si può da questo nuovo Covid e Post-Covid scenario, per garantire delle attività di progetto efficaci e di impatto.
Infatti WE-Hope è un progetto che si propone di avvicinare le persone attraverso la condivisione di memorie ed esperienze di migrazione e sopravvivenza alla guerra, in Europa e oltre i suoi confini: usiamo i patrimoni culturali, arte, tecnologia per celebrare i nostri valori comuni. Raccoglieremo testimonianze di storia orale per arricchire l’offerta di risorse messe a disposizione tramite questo progetto, al fine di comprendere meglio la nostra società attraverso le esperienze di vita della gente.
Quindi, possiamo ancora immaginare di implementare in questi giorni? Si, possiamo, ma dobbiamo anche riformulare il nostro approccio per essere sicuri di raggiungere gli obiettivi preposti.
Qual è la ragione alla base di questa nuova definizione di approccio? Se da un lato tutti noi vogliamo aumentare la rilevanza del progetto in questo periodo stra-ordinario che stiamo attraversando, dall’altro dobbiamo essere realisti e affrontare gli ostacoli logistici e pratici legati ad una ridotta ‘’reperibilità’’ dei nostri testimoni in grado di raccontare e condividere con noi ricordi di migrazioni e di guerra. Gli anziani e i migranti sono entrambi estremamente vulnerabili e limitati negli spostamenti e incontri in questo periodo di distanziamento sociale e lockdown. Inoltre, a causa della loro età, dobbiamo anche essere estremamente cauti nell’organizzare incontri faccia a faccia per interviste che potrebbero mettere a rischio la loro salute.
Per questo motivo abbiamo deciso di portare il Covid19 nel progetto, non in funzione della sua natura contagiosa ma per la sua potenziale carica di costruzione di ricordi. Quanto resilienti siamo stati e siamo tuttora noi e le nostre comunità in risposta a questa nuova crisi? Quali sono gli aspetti comuni tra questa crisi odierna e quelle che la nostra società ha attraversato in passato? Queste e altre molte domande stanno guidando la nostra analisi.
E se, come dicono, La vita non è altro che saper gestire un piano B, allora WE-Hope non è altro che portare il piano B nel piano A al fine di portare a termine un progetto importante, efficace e di impatto che arricchirà il nostro patrimonio comune di esperienze di vita per venir fuori da qualunque crisi.
Marina Sarli - The Greek Bank of Memories
Comments