Coinvolgere il pubblico dopo la pandemia: ristabilire i collegamenti in condizioni frammentate
- marinebaron
- 20 mag 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 30 mag 2021
Le arti svolgono un ruolo importante nel trovare i collegamenti tra le persone. Visto che, sulla “strada per la ripresa”, stiamo lentamente riemergendo e tornando negli spazi pubblici, com’è possibile adattare le nostre precedenti strategie, per creare un ambiente per rendere efficaci questi collegamenti?

Nel suo post del blog di WE Hope, Laura Morelli ha scritto che ...
“Si può collegare il trauma alla pluralità possibile di punti di vista fino a non avere un punto fisso da cui guardare le cose? Il ruolo delle arti è quello di porre domande spesso scomode. Il ruolo delle arti è quello di trovare connessioni che confluiscono in paesaggi poetici.”
Possiamo creare degli ambienti e delle strutture reattive che permettano al pubblico di sperimentare queste connessioni e usarle nella propria vita, nelle loro esperienze e nella loro comprensione della realtà, attraverso uno spettro di esperienze di vita e di intersezionalità? È possibile cioè creare uno spazio sicuro per esplorare i collegamenti “personali” e “intimi”.
Gli spazi civici pubblici sono spazi di grande impatto, che permettono al pubblico di agire con decisione e autenticità. Sono questi spazi comuni nelle nostre città, paesi e nei luoghi in cui viviamo, quelli in cui decidiamo come comportarci, sperimentandoli e curando le nostre esperienze.
Quando pensiamo a come coinvolgere il pubblico in attività o esperienze culturali in questi spazi, dobbiamo quindi essere guidati dalla fiducia nell'esplorare e nello sperimentare. Grazie all'osservazione e alla valutazione dei risultati, siamo in grado di verificare e comprendere le nostre ipotesi, sempre più guidate da dati certi. Possiamo meglio comprendere le caratteristiche dei segmenti di pubblico, per esempio come essere più efficaci nei processi di comunicazione, quali sono le esperienze e gli eventi che vengono accolti più positivamente, i temi attorno ai quali il pubblico gravita e quelli da cui invece si allontana, ciò che li fa sentire a proprio agio quando si dedicano a un'esperienza. Questo approccio “incentrato sull'utente” permette di aumentare le informazioni utili a confermare le nostre intuizioni, e costituiscono il modo migliore per “inquadrare l'esperienza” e per aumentarne la portata.
Un dialogo con il pubblico ci permette di verificare queste teorie, ricevere i risultati quantitativi che possono aiutarci a migliorare l’offerta, come pure a esplorare le “zone grigie” relative alla sfera personale di ogni componente del pubblico. I dati quantitativi ci aiutano a raffinare l'ambiente, quelli qualitativi a comprendere l'impatto e i collegamenti, cioè quello che Laura definisce “domande spesso scomode" viste da un luogo di esperienza democratica condivisa.
Dopo un anno di chiusura forzata, di separazione e di perdite, non siamo in brado di conoscere il vero impatto sul pubblico: questo potrà avvenire solo col tempo. Una cosa che sappiamo è che la disparità e l'emarginazione che esistevano prima del Covid si stanno ulteriormente allargando. Dobbiamo reimpostare i nostri punti di riferimento e impegnarci in un dialogo che ci permetta di ristabilire i collegamenti con pubblici diversi, per riuscire a "trovare connessioni che confluiscono in paesaggi poetici" con un pubblico che rifletta la composizione della nostra società, e per collegare le testimonianze, l'umanità e le storie di WE Hope in modo rispettoso dell'esperienza vissuta da coloro che ispirano il progetto e di quanti lo vivono.
Questo articolo è stato scritto da Samantha Lindley,
direttrice dei programmi di Threshold Studios
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