Tradurre un progetto complesso come We Hope in una risorsa didattica non è un affare facile. La sfida principale che ci siamo posti è stata quella di dare risalto alle testimonianze raccolte e conciliarle con il concetto di Cantastorie. L’obiettivo è quello di offrire degli spaccati di vite, attraverso un percorso che accompagni l’utente alla scoperta di cosa significa emigrare dal proprio paese e cercare rifugio in Europa.
Proprio per dare un’idea di tale complessità, abbiamo deciso di raccontare un po’ il dietro le quinte di ciò che succede nella progettazione di una risorsa didattica come questa. La nostra volontà non è quella di offrire un compendio delle migrazioni in Europa, quanto invece una collezione di suggestioni tratte dalla vita delle persone, che possano essere utilizzate dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole per farsi essi stessi cantastoria, trasmettendo e tramandando, reinventando ed elaborando nuovi modi per raccontare le migrazioni e la loro complessità.
Alla base di tutto ci sono quindi le testimonianze. Le storie personali delle molte persone che si sono prestate a raccontarci la loro esperienza, ci hanno suggerito moltissimi spunti per la didattica e lo sviluppo di azioni creative. La grande vastità di temi affrontabili ci ha però imposto una selezione dei contenuti. Ma come selezionare tra le molte testimonianze? A cosa dare risalto per lo sviluppo di un contenuto rivolto agli studenti e alle studentesse?
Partendo da queste domande siamo stati guidati da Laura Morelli attraverso un vulcanico brainstorming - sul quale potete leggere qualche informazione in più qui - che ha prodotto una valanga di parole chiave, che abbiamo successivamente - e non senza qualche difficoltà - cercato di clusterizzare al meglio in macro-categorie.
Queste aree tematiche si sono trasformate, grazie ad una suggestione di Heather Hughes, in un percorso narrativo che prende la forma del viaggio. Iniziamo con le cause che portano le persone ad abbandonare la propria casa, la propria famiglia e affetti per affrontare un viaggio rischioso e potenzialmente mortale; ci addentriamo nel percorso che tali persone svolgono, seguendone i passi, restando in contatto con le loro paure, misurandoci con il peso di brutali difficoltà. Ci soffermiamo poi sui confini, reali e percepiti; ci scontriamo con lo shock culturale, con la vita nei campi profughi e nei centri di accoglienza, con l’impatto della burocrazia per la richiesta d’asilo. Non trascuriamo la volontà di rimettersi in piedi e in gioco, la voglia di ricostruire e magari reinventarsi, con tutta la complessità che ciò richiede. Non lasciamo indietro nemmeno l’immaginario relativo all’Europa, sia prima che dopo il viaggio migratorio, le criticità dei/delle rifugiati/e, degli/delle operatori/trici e degli/delle attivisti/e rispetto al “sistema dell’accoglienza” in Europa e, ovviamente, la speranza per il futuro.
Entro i binari di questo percorso abbiamo quindi individuato e trascritto moltissime clip di qualche minuto, che offrono spunti per tante attività didattiche di discussione e, soprattutto, di rielaborazione creativa. Ogni sezione, infatti, è corredata da spunti di utilizzo didattico e creativo delle testimonianze, così da supportare insegnanti, educatori/trici e facilitatori/trici nell’uso concreto di questi contenuti. Attività di dibattito e discussione collettiva ma anche attività di movimento, di empatizzazione, di elaborazione testuale, artistica, musicale e anche spunti per azioni di supporto concreto.
Dal punto di vista di Lapsus, oltre alla selezione dei contenuti così densi di stimoli, una delle difficoltà maggiori è stata trovare un equilibrio tra una trascrizione letterale delle interviste, che permette di rimanere fedeli alla parola così come è stata espressa, e la necessaria semplificazione che una risorsa didattica richiede. Ci sono espressioni, infatti, che “funzionano” bene nella lingua parlata ma che risultano di difficile lettura nella forma scritta; oppure piccoli incespichi linguistici, dovuti magari alla scarsa conoscenza della lingua, che ci rendono un quadro molto più complesso della difficoltà espressiva delle persone con cui stiamo parlando, ma che nel testo scritto non agevolano la comprensione del contenuto. Per questa ragione ad ogni trascrizione sarà affiancato il riferimento alla clip originale, come avevamo fatto per l’edu-kit “Why do they bomb us? / Perché ci bombardano?", così da poter ascoltare direttamente le testimonianze anche in versione più estesa se si vuole.
Ora siamo nelle fasi finali di messa a punto di questo kit didattico, presto sarà disponibile gratuitamente per tutti e tutte!
Credit: Jcomp
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